Ho composto "Crossbreed" su commissione, in occasione dei 1250 anni della città di Ellwangen per l'orchestra giovanile di strumenti a fiato con il suo direttore Wendelin Dauser. Dopo aver studiato a fondo la città e in seguito a numerosi colloqui con personalità del mondo della cultura di Ellwangen, mi è venuta l'idea di cercare un leitmotiv musicale usato e noto nella vita sociale della città. E questo leitmotiv lo ho trovato nel tradizionale canto mariano "Segne Du Maria", che tanti cittadini di Ellwangen associano alla loro città e alla corrispettiva vita (cristiana). Partendo da tante idee musicali che avevo già raccolto quando avevo studiato il canto, e ispirato dalla città e dalla sua storia, decisi di comporre quest'opera sotto forma di "libro di suoni illustrato": un libro come anch'io lo avevo ricevuto in regalo sotto forma di libro illustrato della città di Ellwangen e che ora si trattava di mettere in musica a mio modo. L'inizio dell'opera si rifà al canto mariano sotto forma di una festosa parte per fiati per due trombe e due tromboni. Per esprimere la mia grande gratitudine e omaggiare la sua opera, optai per una composizione per strumenti a fiato di Siegfried Rundel. Come pochi altri, riuscì sempre a trasmettere il messaggio sobrio eppure così fervido dei canti e delle arie tradizionali all'arte degli strumenti a fiato. L'inizio di "Crossbreed" viene suonato intenzionalmente dietro al pubblico e deve offrire all'ascoltatore l'opportunità di concentrarsi solo sulla musica e su di sé prima che, al termine della strofa, l'orchestra inizi. Uno dei miei tanti schizzi musicali che avevo raccolto offrì improvvisamente la possibilità di far suonare parallelamente frammenti del canto mariano, cosa che io ho anche fatto nella parte successiva dell'opera. Una volta presentato il tema originario, piccoli frammenti lo coprono come un velo e si fondono in un'unità. L'atmosfera musicale cambia con il passaggio della tonalità a re bemolle e fa minore. Attraverso un poco a poco accelerando, arriviamo a un valzer in miniatura, che descrive una passeggiata autunnale in musica attraverso la città. E qui è innanzitutto la bellezza del centro città e dei palazzi che – unitamente alla cordialità degli abitanti – crea un sentimento di soddisfazione. Questo sentimento ci invita a fermarci per un attimo e a riflettere su ciò che è veramente importante. In ogni caso io mi sono sentito invitato a lasciare scorrere i miei pensieri e godere il fascino particolare della città. La ricca storia di Ellwangen si presenta musicalmente nella parte che ne risulta, da cui è nato anche il sottotitolo della composizione. Frammenti del canto mariano diventano ora il punto di partenza di una gita danzante nella fusione delle più svariate sfaccettature culturali. Quindi è evidente che Ellwangen, sullo sfondo del cristianesimo, abbia sempre curato i rapporti con le regioni balcaniche. La musica, che ora sembra ramificarsi sempre più, si muove come in sogno, forse similmente al sentimento particolare e straordinario che io ho avuto il pregio di vivere mentre componevo quest'opera. Continuamente si creavano collegamenti e associazioni, e così tutti i ricchi retroscena culturali e storici della città formavano per me un punto immediato di ispirazione. La musica agisce sull'ascoltatore come se stesse sfogliando il libro illustrato in musica ad una velocità pazzesca – e prima che ci si perda, il sogno termina improvvisamente e ci ritroviamo dove (forse) una volta siamo già stati. L'ultima tappa del nostro viaggio mi appare nella splendida basilica di San Vito. Presentata prima nella forma del tutto sobria del quartetto come all'inizio dell'opera, la musica si sviluppa ora in una forma sempre più densa di diverse idee musicali. Il finale della composizione non è solo un omaggio a un compositore che apprezzo molto, ma anche la messa in suono con strumenti a fiato di un organo liturgico. L'opera termina così, come si dovrebbe intraprendere l'anno di un anniversario; ricca di splendore e festività!
Thiemo Kraas